Dopo un periodo di iniziale diffidenza, negli ultimi anni abbiamo assistito a una crescita esponenziale nell’utilizzo dei servizi cloud per l’archiviazione di file sia da parte di consumatori che da parte delle imprese. In particolare, nelle imprese, servizi cloud come OneDrive, Google Drive o Dropbox garantiscono una gestione documentale talmente agevole ed efficiente da essere ormai difficilmente replicabile con l’utilizzo di soli server fisici.
La diffidenza sopracitata era essenzialmente dovuta a preoccupazioni relative all’eventuale perdita o diffusione dei file salvati sul cloud. Negli anni, i principali provider hanno investito miliardi di dollari per implementare misure di sicurezza volte a prevenire tali eventualità.
Oltre alle misure di sicurezza tecniche (es. crittografia, back-up multipli, procedure di business continuity e disaster recovery), sono molto apprezzate dagli utenti alcune funzionalità che permettono di salvaguardare l’integrità e la riservatezza dei loro dati, come l’autenticazione a due fattori o i back-up multipli che consentono di recuperare i file vittima di Criptolocker.
Microsoft ha recentemente deciso di rafforzare le misure di sicurezza del proprio servizio OneDrive creando “Personal Vault”, un’area superprotetta all’interno dello spazio cloud. Sarà accessibile soltanto tramite meccanismi di strong customer authentication (autenticazione a due fattori) per la verifica dell’identità dell’utente: impronta digitale, riconoscimento del volto, codice PIN, codice inviato tramite e-mail o SMS e app autenticazione Microsoft. I file contenuti in Personal Vault saranno quindi inaccessibili anche a chi dovesse riuscire ad accedere illecitamente in un account OneDrive, senza avere l’autenticazione specifica anche per il Vault.
La funzionalità verrà integrata in tutti i dispositivi per cui è già presente l’applicazione OneDrive (iOS, Android, PC Windows e Mac) e sarà lanciata a breve in Australia, Nuova Zelanda e Canada. Successivamente, verrà diffusa in tutto il mondo entro la fine dell’anno.